Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi
selezione delle opere esposte
   Sala del Lapidarium

Il Lapidarium, costituisce di certo una delle testimonianze più “vive” della storia della Diocesi, attraverso i frammenti erratici relativi alle sculture architettoniche e di arredo provenienti dall’antico Duomo di Molfetta, dalle chiese e dall’arredo urbano. Sarà possibile ricostruire, solo in parte, un tessuto di storia locale e di artefici che dal Medioevo all’Età moderna hanno concorso alla decorazione degli edifici religiosi.
Il criterio espositivo vede privilegiare alcuni frammenti provenienti dal Duomo intitolato a San Corrado di Baviera.
Dal X al XIII secolo la Puglia vive una stagione culturale particolarmente felice. L’incontro tra matrici esterne e tradizioni indigene approda a esiti artistici di una genuina originalità. Si pensi alla fioritura così pregnante ed estesa a quasi tutto il territorio del “Romanico pugliese”.
Dal costante rapporto con le arti sontuarie della tradizione orientale, assorbite dai primi maestri romanici, deriva l’inclinazione tutta pugliese per una ornamentazione ricchissima e fantasiosa a carattere piuttosto simbolico che narrativo, in cui l’uomo è quasi sempre assente e rari sono i programmi iconografici riconoscibili e rarissime le scene bibliche.
Le straordinarie abilità tecniche, manuali e recettive dei maestri pugliesi, assecondate dalla presenza di artisti veneti tra il XV e XVI secolo e partenopei nei secoli successivi, dimostrano una grande vitalità radicata nell’Humus culturale.
In modo particolare possono considerarsi spie dirette del gusto locale le due statue accolte nel Lapidarium provenienti dall’antica porta urbica detta “Porta della Terra” della città di Molfetta, ricostruita nel 1714 e raffiguranti San Nicola e San Corrado con il rilievo della Madonna dei Martiri, compatrona della nostra città (custodita nel Duomo di San Corrado), opere del maestro giovinazzese Carlo Giacinto Altieri.
LAPIDARIUM